Il termine sofista indica i primi insegnamenti a pagamento degli aspiranti politici. I sofisti intendono insegnare l'aretè politica, cioè la tecnica con cui un uomo politico può sostenere in pubblico le proprie tesi e sconfiggere quelle degli avversari. La nuova virtù consiste nell'abilità dialettica e retorica, cioè nell'arte del linguaggio. Questa aretè, secondo i sofisti, si può imparare e non è una dote ereditaria. Possiamo paragonare i sofisti agli attuali esperti di comunicazione, che aiutano i politici durante la campagna elettorale.
Le tecniche insegnate dai sofisti sono due:
- La Dialettica: che consiste in uno stretto dialogo tra due o più interlocutori, nel quale ciascuno cerca di provare in modo razionale la validità delle proprie posizioni ribattendo quelle dell'avversario.
- La Retorica: che consiste in lunghi discorsi i quali persuadere un vasto auditorio.
Accanto alla dialettica e alla retorica, i sofisti pongono il possesso di un sapere enciclopedico come condizione per il successo politico. Nell'ambito del loro insegnamento entrano dunque la poesie, il mito e la scienza. In questo modo vengono gettate le basi della paidèia greca, di un insegnamento il cui obbiettivo è la cultura generale.
I sofisti sono stati accusati di scetticismo, perché hanno affermato che non è possibile conoscere nulla con certezza, e di nichilismo, perché hanno affermato che non esistono verità assolute. Essi hanno avuto però il grande merito di contribuire alla democratizzazione della politica e del sapere sostenendo l'impossibilità di insegnare la virtù a tutti e di conseguenza l'importanza dell'istruzione e dell'educazione.